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Un’epidemia di design

La pandemia che da mesi ci vede coinvolti ha colpito tutti e si riflette in ogni aspetto della nostra vita. Fortunatamente c’è chi ha saputo trasformare il problema in un’opportunità, grazie all’arte, alla creatività e al design. Queste discipline, seppur diverse, ci aiutano a mostrare varie versioni del problema, sensibilizzando e fornendo “positività” dove la speranza svanisce. Fra tanti, vi segnaliamo tre casi, diversi, ma tutti legati al Covid-19. L’artista italiano Jago, il fotografo e pubblicitario Bryan Adams e l’agenzia Bompas & Parr, hanno compiuto un passo in avanti verso il ritorno alla normalità proprio grazie ai loro progetti.

La campagna pubblicitaria di Bryan Adams: il design della  comunicazione visiva incontra il genio

Sopravvivenza che con il tempo diventa anche fonte di profitto, ispirazione e creatività: Bryan Adams trasforma i disagi dell’emergenza sanitaria in scatti per la sua campagna pubblicitaria su dei comunissimi lavabi.

Come lo fa? Semplice! Permette alle persone di tornare alla normalità (in modo metaforico), mostrando semplicemente due mani che si toccano. La genialità in questa campagna del “connessi senza compromessi” racconta proprio il desiderio di tornare a toccarsi. Lavare le mani e stringerle, fa sì che si possa trasgredire la regola, ma rispettandola al tempo stesso.

Prende insomma una posizione chiara in termini di prevenzione lanciando un messaggio quanto mai universale. La sensibilizzazione è lo sfondo del messaggio: la vendita dei lavabi diventa secondaria. Adams sceglie come protagonista dei suoi scatti mani segnate dal tempo e mani piccole, di bambini, che si incontrano di nuovo, finalmente.

Look down not lockdown: la sensibilizzazione creativa come opera necessaria 

Stavolta senza fini economici, ma solo per la sensibilizzazione di una parte di popolazione forse dimenticata, è la scultura di Jago, artista italiano. Siamo al 5 Novembre di questo burrascoso anno, e qualcuno a Napoli, ha voluto lanciare un chiaro messaggio: “Look down not Lockdown”.

L’artista Jago realizza una scultura di un bambino molto piccolo a dimensioni d’uomo, rannicchiato, dormiente, forse dolorante. Metafora del momento che viviamo e della larga fetta di società più fragile, resa vulnerabile dalle conseguenze della pandemia.

Il bambino salta all’occhio dei passanti per essere proprio un bambino, e per le catene ai polsi che lo tengono inchiodato a terra: il significato? Eternamente imprigionato nella sua condizione di “senza-certezze”, metafora di tutte le categorie schiacciate economicamente dalla situazione in atto. Un vero invito all’umanità, nel guardare e non dimenticarsi delle classi più basse.

La scelta di rappresentare un bambino non va spiegata, arriva a tutti, dai bambini stessi ai più avanti con l’età. Probabilmente se avesse rappresentato un uomo di mezza età nessuno ci avrebbe fatto caso, esattamente come si fa oggi con i migliaia di senzatetto; invece un bambino lo noti, eccome. Insomma un’opera di design sociale, che ancora una volta usa il mezzo creativo per sensibilizzare, mostrando un aspetto della situazione mondiale attuale, ma dimenticato.

Fontana dell’igiene: Il caso Bompas & Parr

La Fontana di igiene è un concorso che vede protagonisti chiunque volesse esplorare nuove possibilità estetiche e funzionali in relazione con il virus.

È ormai mesi che siamo abituati a sentirci dire di dover lavare le mani, di dover avere molta più accortezza del passato alla propria igiene. Per rendere il messaggio meno ridondante di quello che è, viene pensato il concorso “Una Fontana Di Igiene”, il cui scopo è progettare in chiave artistica i comuni distributori di liquidi disinfettanti, secondo nuove logiche.

Il concorso sfrutta il grado di sicurezza maggiore che oggi ci viene offerto grazie ai distributori igienizzanti collocati un po’ ovunque, ma ne crea forme e colori alternativi.

L’idea dell’agenzia Bompas & Parr viene effettuata in collaborazione con la Croce Rossa britannica, che decidono di premiare, brevettare ed esporre le migliori creazioni al Museo del Design di Londra.

Esperti e non di design si sono battuti per creare qualcosa di avvincente, che unisse una bella estetica, la funzionalità e la responsabilità ambientale. Tutto ciò fornisce opportunità nuove: potersi approcciare al problema, dandone chiave di lettura creativa e personale.

Positività come concetto sano

Doveroso dare fiducia, e darcela. Vivere quanto siamo chiamati a fare, ma tramite questi strumenti, ci alleggerisce il carico. In un’ottica positiva i designer propongono vere e proprie opere che ci colpiscono fortemente. Nell’impossibilità di cambiamento concreto è essenziale credere che possa verificarsi un’epidemia di positività, e prima ancora, di normalità, e forse è bene sperare, si tratti di una vera pandemia questa volta.

Fabiola Castro

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