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fashion marketing

Come cambia il fashion marketing con l’avvento di una pandemia globale

fashion marketing

2020. Un anno che, per la sua armoniosa composizione numerica, non avrebbe sorpreso se fosse stato rivoluzionario per la storia del mondo e della moda in particolare. E forse rivoluzionario in fondo lo è stato. La pandemia che ha colpito il mondo intero ha causato un cambiamento sostanziale delle nostre abitudini. Un cambiamento che ci ha portati dal poter toccare un soffice tessuto prima di acquistare un capo, al doverne immaginare la trama tra le dita prima di inserirlo nel “carrello virtuale”.

Virtual fashion

Le precauzioni da attuare per evitare il contagio entrano in contrasto con quasi tutte le modalità tradizionali di commercio e di evento tipiche della moda. Ma il fashion, in quanto sistema dinamico e all’avanguardia, muta velocemente, reagisce ai cambiamenti dell’ambiente e, comportandosi come un liquido, si adatta alle novità.

Le case di moda si sono trovate a ridisegnare piani di marketing e strategie comunicative, dovendo evitare qualunque raggruppamento possibile tra acquirenti, lavoratori, modelli e pubblico. E quale luogo rende possibile il contatto tra miliardi di persone, senza farle muovere dal divano di casa, meglio del web?   

Disporre di un mezzo così potente e versatile come Internet, costituisce la relativa fortuna di moltissimi settori in questo momento. Fino a qualche anno fa, immaginare una sfilata in cui pubblico viene sostituito da videocamere, che in tempo reale trasmettono le immagini al mondo intero, era semplicemente impensabile. Esattamente come immaginare uno showroom virtuale, un ambiente digitale tridimensionale in grado di riprodurre quanto più fedelmente la visita di un negozio fisico e di regalare agli utenti esperienze visive senza precedenti e di forte impatto emotivo. Per concludere con l’assoluta novità costituita dai fashion films, veri e propri cortometraggi la cui trama racconta la storia del brand e ne rivela nuove collezioni e collaborazioni.

Forse non tutti i mali vengono per nuocere

L’arrivo di una crisi proprio in un momento in cui è forte il focus sull’ambiente e sul rispetto di questo, segna forse il turning point verso una moda del tutto sostenibile… finalmente! Le aziende hanno bisogno di rinnovarsi e di cambiare rotta nei confronti di un consumatore che, ora più che mai, muta le sue necessità: sostenibilità e risparmio sembrano essere le parole chiave emergenti dai sondaggi. Che sia l’occasione per dare uno sprint al mondo della moda, conciliando aumento delle vendite e riduzione degli sprechi? Gli investimenti in questa direzione non mancheranno di certo.

“Aggiungi al carrello!” 

L’ingresso nella compravendita online di moltissimi nuovi acquirenti e la necessità di utilizzo dei pagamenti tramite carte di credito o prepagate hanno rivoluzionato il commercio globale, che in via quasi del tutto definitiva si dirige verso una permanente evoluzione e smaterializzazione dell’esperienza di acquisto.             

Varie aziende di moda si sono mosse in questo senso ampliando il proprio e-commerce o in molti casi creandolo perché sprovviste. Questo metodo di vendita ha registrato un periodo di enorme crescita e diffusione, ma non può di certo definirsi un sostituto dei negozi fisici, per vari motivi: primo su tutti il fatto che non tutti praticano digital shopping e che non tutti i marchi possiedono un mercato virtuale. 

Senza dimenticare un aspetto che viene in molti casi trascurato, ovvero che anche il più fedele e affezionato degli acquirenti, in una situazione di lockdown, è inevitabilmente poco invogliato all’acquisto. Perché mai dovrebbe comprare vestiti o accessori online, solo per riporli con cura nell’armadio a prendere polvere?   In queste circostanze l’unica azienda che veramente potrebbe fare la sua fortuna, sarebbe quella che produce i pigiami più comodi sul mercato!

Si tratta di un cambiamento reversibile o stiamo andando verso una digitalizzazione del mondo della moda? Risposta a una situazione di emergenza o velocizzazione di un processo naturale di tecnologizzazione già avviato negli anni precedenti? 

Questi i dubbi che inondano le menti degli amanti del settore. I più conservatori sperano, ad emergenza finita, in un totale ritorno alla “normalità”, alle sfilate piene di pubblico e allo shopping sfrenato buste alla mano; mentre i più realisti vedono nel grande successo registrato da queste innovazioni la certezza di un futuro ben diverso. Solo l’avvenire ci consegnerà il verdetto… nell’attesa puoi ingannare il tempo guardando i tuoi fashion films preferiti!

Ettore Oteri

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